L’inflazione dovuta alla carenza di materie prime sta influenzando anche i tassi di interesse sui mutui nell’Eurozona. Gli indici Eurirs, che interessano chi stipula a tasso fisso, da inizio 2021 sono passati da -0,02% a 0,5%. Gli analisti stimano che anche gli Euribors cresceranno, fino a quota 0,3% a settembre 2023, con conseguente rialzo dei tassi variabili.

Quello che sta succedendo viene definito “inflazione da offerta“, ossia legata all’insufficienza delle materie prime a soddisfare l’alta domanda di mercato. Nonostante la sensazione generale sia quella di un fenomeno transitorio, c’è chi ipotizza che qualche cambiamento diventerà strutturale. Almeno questo riflettono i mercati, dove l’inflazione attesa nei prossimi cinque anni (e per i successivi cinque) segna un 2,08% nell’Eurozona. Cifra mai così alta dal 2013, con 70 punti di base in più rispetto al periodo pre-Covid.

Secondo gli analisti la Banca centrale europea potrebbe quindi decidere di intervenire, rialzando i tassi di interesse, azzerati nel 2016 sotto la presidenza dell’attuale premier italiano Mario Draghi.

Tuttavia, per il momento, il rialzo dei tassi di riferimento della Bce nel 2022 è “alquanto improbabile“, ha dichiarato la presidente Lagarde, secondo cui “nonostante l’attuale impennata inflazionistica nella zona euro, le prospettive di inflazione a medio termine restano modeste”. Per questo, non saranno soddisfatte “le condizioni per un rialzo dei tassi”.

L’aumento dell’inflazione e le preoccupazioni per il futuro hanno però già influito sui tassi interbancari, con conseguenze dirette sulla popolazione. In particolare a salire sono stati gli indici Eurirs, che interessano soprattutto chi ha intenzione di stipulare un mutuo a tasso fisso.

Se a inizio 2021 l’Eurirs a 20 anni era a -0,02%, adesso si avvicina allo 0,5%.

Guardando al taeg -tasso annuo effettivo globale- su un mutuo di 160mila euro a 20 anni, per un immobile di 200mila euro, le offerte più convenienti rilevate oggi da MutuiSupermarket.it segnano un 1,17%, livello accantonato ormai dal 2019.

Al momento, sono gli stessi istituti bancari a provare a contenere un ulteriore aumento dei tassi, cercando di contrastare l’incremento degli Eurirs con la riduzione dei margini. Ma si tratta di una strategia che non potrà essere mantenuta a lungo.