Da un articolo di Luigi Einaudi del 1923 sul salvataggio del Banco di Roma.
Tre sono le possibili soluzioni al dissesto di una banca:

1. Fallimento
«Fu, recentemente, il metodo adottato per la piccola Cassa rurale di Bagnolo. (…) Il fallimento si potrebbe anche chiamare il metodo classico, il solo metodo risanatore a fondo, il quale non lascia tracce fastidiose dopo di sé. (…) Chi ha peccato paga; e chi ha voglia di peccare sa che nessuno gli porgerà la mano per tirarlo in salvamento nell’ora del pericolo».

2. L’intervento di altre banche
«Può darsi che altre banche private, in momenti difficili, abbiano interesse a rilevare la posizione ed a garantire in pieno il rimborso dei depositi, lasciando andare a male solo i (…) milioni propri degli azionisti. (…) Nessuna critica può farsi a tale forma di intervento; poiché essa è incerta e subordinata all’interesse delle banche salvatrici e non a quello della banca salvata».

3. La fiscalità generale
«Purtroppo, (l’intervento di altre banche, n.d.r.) non fu il metodo di salvataggio usato per la Banca di Sconto e per il Banco di Roma. Il metodo scelto fu il terzo tipico, ossia il salvataggio coi denari dei contribuenti. (…) L’intervento dello stato ha fatto sì che chi ha rotto non ha pagato affatto o non ha pagato se non in piccola parte. Paga un altro, che non c’entrava per niente e cioè il contribuente italiano».