Lunedì Elvira Nabiullina, la governatrice della Banca centrale russa, ha detto che è solo questione di tempo prima che le conseguenze delle sanzioni occidentali si facciano sentire davvero.
Il sindaco di Mosca, Sergej Sobjanin, ha dichiarato che nella sola capitale i posti di lavoro a rischio sono 200mila. I due avvertimenti – come ha spiegato il New York Times – raccontano una realtà diversa da quella del presidente Vladimir Putin, secondo cui le sanzioni avrebbero sostanzialmente fallito nel loro intento.
L’economia russa non è collassata, ma potrebbe presto venire colpita da nuove sanzioni: l’Unione europea sta lavorando a un blocco delle importazioni di petrolio russo, fondamentale per il bilancio di Mosca; mentre la Segretaria del Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, potrebbe promuovere l’imposizione di nuove penalità da parte degli alleati americani ai prossimi incontri a Washington della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale.
Dal canto loro, le organizzazioni finanziarie internazionali stimano che l’economia russa si contrarrà del 10-15%.
Sempre lunedì, la Banca centrale ha fatto sapere che i prezzi al consumo sono oggi mediamente più alti del 16,7% rispetto a un anno fa. La crisi potrebbe aggravarsi con l’aumento ulteriore dell’inflazione e il calo delle importazioni (ad esempio di componenti industriali).
Ancora lunedì, durante una videoconferenza trasmessa in televisione, Putin ha detto che le sanzioni avevano lo scopo di “minare rapidamente la situazione finanziaria ed economica del nostro paese, provocare il panico nei mercati, il collasso del sistema bancario e una carenza su larga scala di beni nei negozi”, aggiungemdo di poter ritenere che “con sicurezza che questa politica verso la Russia è fallita”.
I controlli sui capitali imposti dalla Banca centrale russa hanno aiutato il rublo (la valuta nazionale) a riprendersi dal crollo del valore registrato nei giorni successivi all’invasione dell’Ucraina. L’istituto ha anche alzato i tassi di interesse per indurre la popolazione a tenere i propri soldi in banca; i tassi elevati, tuttavia, fanno sì che prendere in prestito denaro da investire sia più costoso. Come fa notare il New York Times, le notizie di licenziamenti di massa o di carenze diffuse di cibo nei supermercati sono limitate.
Putin ha riconosciuto che l’economia russa ha dei problemi, come ad esempio l’inflazione, e ha già annunciato un adeguamento delle pensioni e degli stipendi degli impiegati pubblici (il segmento di popolazione che più lo sostiene).
La situazione, però, potrebbe peggiorare presto. Il sindaco di Mosca, Sergej Sobjanin, ha annunciato un programma da 40 milioni di dollari per aiutare gli ex-dipendenti delle società straniere (molte delle quali hanno chiuso le loro attività in Russia) a trovare degli impieghi temporanei o nuove occupazioni: nei parchi pubblici o nei padiglioni di sanità, ad esempio. Secondo le stime del suo ufficio, circa 200mila persone rischiano di perdere il loro lavoro, in una città che conta 13 milioni di abitanti.
Durante l’intervento alla camera bassa del parlamento russo, la governatrice della banca centrale russa, Elvira Nabiullina, ha detto che finora le sanzioni hanno avuto un impatto per lo più sui mercati finanziari, ma “cominceranno a colpire sempre di più i settori reali dell’economia”. “Praticamente ogni prodotto” realizzato in Russia – ha spiegato – è dipendente dai componenti importati dall’estero. Per il momento le fabbriche possono contare sulle scorte, ma nel futuro prossimo le aziende dovranno modificare le loro catene di approvvigionamento o iniziare a produrre da sé i componenti di cui hanno bisogno.
Nabiullina è una banchiera rispettata a livello internazionale, che pare avesse cercato di dimettersi nei giorni successivi all’invasione. Ha spiegato al parlamento russo che circa la metà delle riserve della banca centrale russa (600 miliardi di dollari in tutto) in valuta estera e in oro sono congelate per via delle sanzioni. Le riserve ancora sotto il controllo dell’istituto sono principalmente in oro e in yuan (la valuta cinese); per stabilizzare il rublo, quindi, la banca centrale deve ricorrere a pratiche come la limitazione della valuta straniera trasferibile all’estero.
Come riporta la Repubblica, il capo della Corte dei conti russa, Aleksej Kudrin, ha fatto sapere che “il rublo non è più una valuta pienamente convertibile” in valute forti: era stato uno dei maggiori successi economici di Putin, risalente al 2006 (Kudrin, al tempo, era ministro delle Finanze).
“Ora il tasso di cambio del rublo non è più determinato dalle forze di mercato”, spiega il quotidiano, “ma è di fatto un riflesso del saldo delle partite correnti in Russia”.