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Oggi ci sono 396 miliardi di euro di BTp nei bilanci delle banche italiane. Rispetto a un anno fa i nostri istituti di credito hanno aumentato la loro esposizione di circa il 14%, compensando così le forti vendite da parte degli investitori esteri, quelle che hanno fatto impennare lo spread (oltre 70 miliardi netti da aprile 2018 ad oggi).

A seguito delle vendite massive degli investitori esteri, si è quindi intensificato il legame tra rischio bancario interno e rischio sovrano e ciò, secondo un recente studio di Moody’s, rappresenta un fattore di vulnerabilità nel momento in cui dovessero esserci nuove tensioni sullo spread. Perché un eventuale deprezzamento dei BTp comportaerebbe un’erosione del capitale primario degli istituti, che sarebbero costretti ad accantonare nuove riserve – sottraendo risorse agli impieghi – per colmare le perdite patrimoniali di valore dei portafogli di titoli italiani.

I quasi 400 miliardi di titoli italiani in pancia alle banche rappresentano oltre il 10,7% del totale degli attivi. Un primato assoluto in Europa. In Spagna, un altro Paese in cui le banche sono molto esposte sui titoli sovrani, il portafoglio vale circa 200 miliardi (il 7,6% del totale degli attivi). L’esposizione in BTp degli istituti italiani è superiore anche a quella delle banche portoghesi che hanno in pancia titoli sovrani per un valore pari al 9,2% degli attivi.

Non è tuttavia solo l’ammontare elevato a costituire un elemento di criticità. Lo è anche il fatto che una fetta importante del portafoglio BTp degli istituti sia rappresentato da titoli a lunga scadenza che notoriamente risentono di più dei saliscendi dello spread.

Il sistema bancario italiano ha in sostanza contribuito a mantenere l’aumento dello spread entro certo limiti, accettando di colmare la perdita di domanda estera. Si tratta, però, di un gioco pericoloso, perché se, da un lato, l’acquisto assicura il finanziamento del debito pubblico, dall’altro costringe le banche nazionali a scontare ancor più il rischio Paese.

Da Il Sole 24 Ore: andamento dello spread in rapporto all’acquisto di BTp da parte delle banche italiane

L’impennata dello spread ha effetti negativi sul capitale di vigilanza delle banche: il cosiddetto CET1 Ratio che rappresenta il principale parametro per misurare la solidità di un istituto. Tra il terzo e il quarto trimestre 2018 Intesa Sanpaolo, la maggiore banca italiana per capitalizzazione, ha fatto registrare una riduzione di 45 punti del suo capitale di vigilanza per effetto dell’impennata dello spread; Unicredit ha avuto un’erosione di 39 punti; Ubi Banca di 52; Banca Mps di 67; Banco Bpm addirittura di 70 punti.