Grazie alla diminuzione dello spread conseguito alla veloce risoluzione della crisi di governo, in agosto le banche italiane hanno potuto recuepare circa 9 miliardi. La caduta dello spread, sceso sotto i 150 punti base dopo aver superato i 220 a metà agosto, ha avuto un immediato effetto sui titoli delle banche italiane quotate: in due settimane hanno guadagnato il 12% contro il +6% del settore europeo.
Uno dei punti deboli delle banche italiane è da anni la forte connessione con l’andamento dei BTp, che il sistema bancario ha acquistato in abbondanza. In bilancio gli istituti di credito nostrani detengono infatti un controvalore di titoli di Stato vicino ai 400 miliardi di euro. Quando il valore scende in concomitanza con l’aumento dello spread, i titoli in Borsa ne risentono in tempo reale. Ma vale anche l’altro lato della medaglia: quando torna l’appetito verso i bond italiani i prezzi dei BTp salgono (mentre i rendimenti, che si muovono in direzione opposta, scendono) e con essi crescono anche le quotazioni finanziarie dei titoli bancari.
Il tutto poi viene amplificato, nel bene o nel male, dalle aspettative degli investitori. Evocativo in questo senso quanto accaduto a metà agosto quando la crisi politica ha toccato il punto più significativo. In una sola seduta lo spread BTp-Bund è aumentato di 29 punti superando quota 200 ma le vendite dei titoli bancari sono state proporzionalmente molto più forti perché i mercati in quel momento già scontavano la possibilità di un balzo dello spread a 300 punti.
Da allora il quadro è andato via via migliorando. I mercati hanno deciso di puntare sin da subito su un accordo tra il Movimento 5 Stelle e il Pd – cosa che poi si è rivelata azzeccata – con contestuali acquisti sui BTp e sui titoli delle banche italiane.
Dai minimi del 14 agosto a ieri il Ftse Ita Banks – l’indice di settore che calcola l’andamento dei titoli del credito quotati a Piazza Affari – è salito del 12%, doppiando la performance contemporanea del corrispettivo indice europeo (Eurostoxx banks +6%).