La NADEF 2020 approvata dal Governo il 7 ottobre abbassa la previsione di variazione del PIL reale per il 2020 al -9,0% (-9,1 per cento nella media dei dati trimestrali), dal -8,0% della previsione del DEF (-8,1 per cento sui trimestrali).

Il principale motivo della revisione al ribasso risiede nella contrazione più accentuata del PIL nel secondo trimestre 2020, a sua volta spiegata da una durata del periodo di parziale chiusura delle attività produttive in Italia e da una diffusione dell’epidemia su scala globale superiori a quanto ipotizzato in aprile.

Il Governo ha inoltre adottato una previsione assai più cauta di incremento del PIL nel quarto trimestre (ora stimata in uno 0,4%, a fronte del 3,8% previsto nel DEF). La cautela circa l’aumento del PIL nel quarto trimestre riflette, da un lato, il forte rimbalzo stimato per il trimestre estivo e, dall’altro, la recente ripresa dei contagi da Covid-19, sia in termini assoluti sia in rapporto ai tamponi effettuati giornalmente. Rispetto ai minimi raggiunti nella seconda metà di luglio, sono anche risaliti il numero di pazienti Covid-19 ricoverati negli ospedali italiani e quello dei decessi.

La ripresa dei nuovi contagi in Italia è stata moderata fino alla prima metà del mese di ottobre, per poi iniziare a crescere in maniera esponenziale esattamente come negli altri Paesi europei. Il che ha imposto di recente l’adozione di nuove misure restrittive, seppure ancora meno drastiche in confronto alla scorsa primavera.

Tutto ciò potrebbe frenare la sia la domanda interna che la ripresa delle esportazioni italiane osservata negli ultimi mesi.  La disponibilità di test rapidi sempre più affidabili e l’elevato numero di tamponi effettuati giornalmente renderanno possibile un monitoraggio dell’epidemia sempre più efficace.

La previsione per i prossimi due trimestri contenuta nella Nadef tiene pertanto conto della necessità di mantenere norme di comportamento prudenziali e dell’elevata probabilità che gli afflussi di turisti stranieri continuino a restare ancora per molto al disotto dei livelli pre-crisi.

L’ipotesi di base adottata nella Nadef per la previsione macroeconomica rimane invariata rispetto al DEF, ossia che la distribuzione di uno o più vaccini cominci entro il primo trimestre del 2021 e che a metà anno la disponibilità di nuove terapie e di vaccini sia tale da consentire al Governo di allentare la gran parte, se non tutte, le misure restrittive.

Di conseguenza, il recupero dell’economia potrebbe riprendere slancio già nel corso del 2021.

I tassi di crescita del PIL della nuova previsione tendenziale sono pari a 5,1 per cento per il 2021, 3,0 per cento per il 2022 e 1,8 per cento nel 2023.

Si tratta di incrementi che paiono elevati in confronto ai risultati dell’ultimo ventennio, ma va considerato che il punto di partenza è un crollo del PIL senza precedenti.

Inoltre, nello scenario tendenziale della Nadef, il PIL trimestrale non ritornerebbe ai livelli di fine 2019 fino al secondo trimestre del 2023; infatti, in media d’anno, il livello del PIL reale nel 2023 sarebbe superiore al 2019 di soli 0,3 punti percentuali.

Nella Nadef la previsione di crescita per il 2021 è salita dal 4,7% del DEF al 5,1% in considerazione delle ingenti manovre di supporto e stimolo all’economia introdotte in maggio con il decreto-legge ‘Rilancio’ e in agosto con il decreto-legge ‘Sostegno e Rilancio’.

Simulazioni effettuate con il modello econometrico ITEM nella Nadef indicano che l’impatto dei due decreti sulla crescita del PIL sia cifrabile in 0,8 punti percentuali nel 2020 e 2,5 p.p. nel 2021. È opportuno ricordare che il D.L. Rilancio comprendeva anche la cancellazione degli aumenti IVA previsti per il 2021 e il 2022, la quale – sempre secondo stime ottenute con il modello ITEM – da sola migliora la crescita di 0,3 p.p. nel 2021, 0,71 p.p. nel 2022 e 0,23 p.p. nel 2023. 

Per la Nadef, nel prossimo triennio la ripresa dell’economia sarà sostenuta sia dalla domanda interna, sia dagli scambi con l’estero e, in minor misura, dall’aumento delle scorte. Gli incrementi previsti dei consumi delle famiglie sono coerenti con una graduale discesa del tasso di risparmio nel triennio 2021-2023 dopo il netto incremento stimato per quest’anno.

La ripresa degli investimenti prevista nel quadro tendenziale è caratterizzata da tassi di crescita più elevati nel prossimo triennio rispetto a quelli dei consumi, ma il loro recupero nel 2021 sarebbe più contenuto e prenderebbe più slancio (relativamente all’andamento complessivo dell’economia) nei due anni successivi.

La proiezione di crescita delle esportazioni segue grosso modo l’evoluzione prevista del commercio internazionale, mentre l’andamento delle importazioni è coerente con quello della domanda interna e della produzione. In corrispondenza della ripresa delle esportazioni di beni e servizi, si prevede una risalita del surplus di partite correnti, di cui come già accennato si colgono già i primi segnali dai dati relativi al mese di luglio 2020.

Per quanto riguarda l’inflazione, se ne prevede una moderata ripresa dopo l’andamento mediamente nullo stimato per quest’anno. La previsione è principalmente spiegata dalla ripresa ciclica e dal recupero già in corso dei prezzi delle materie prime e del petrolio.