Ieri 31 maggio, per la prima volta dal 10 marzo del lontano 2008, gli investitori hanno comprato titoli di Stato quinquennali di Atene con tassi d’interesse più bassi rispetto agli analoghi quinquennali italiani: 1,78% contro l’1,82%. Ecco cosa succede quando l’incertezza politica è troppo elevata. Quando si vive in una campagna elettorale permanente fatta di annunci sempre più azzardati. Ecco cosa accade quando si lascia continuamente intendere di non voler tenere a bada i conti pubblici. Di voler aumentare i debiti. Succede che l’Italia diventa vulnerabile sui mercati finanziari: qualunque evento nel mondo in grado di creare turbolenze si riverbera sui nostri titoli di Stato. Anche se l’evento in questione nulla ha a che fare con l’Italia.
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(opens in a new tab)Aggiungi titoloSpread: da ieri la Grecia è più affidabile dell’Italia
Ieri 31 maggio, per la prima volta dal 10 marzo del lontano 2008, gli investitori hanno comprato titoli di Stato quinquennali di Atene con tassi d’interesse più bassi rispetto agli analoghi quinquennali italiani: 1,78% contro l’1,82%. Ecco cosa succede quando l’incertezza politica è troppo elevata. Quando si vive in una campagna elettorale permanente fatta di annunci sempre più azzardati. Ecco cosa accade quando si lascia continuamente intendere di non voler tenere a bada i conti pubblici. Di voler aumentare i debiti. Succede che l’Italia diventa vulnerabile sui mercati finanziari: qualunque evento nel mondo in grado di creare turbolenze si riverbera sui nostri titoli di Stato. Anche se l’evento in questione nulla ha a che fare con l’Italia.

Il punto è che i titoli di Stato italiani sono considerati rischiosi. Dunque in una fase di «flight to quality» vengono venduti. Ieri poi ci si è messo il dibattito sui mini-BoT a creare ulteriore incertezza. Così un tuono in Messico è diventato pioggia in Italia: unico Paese in Europa che ieri ha visto salire i rendimenti dei titoli di Stato decennali. Sono scesi quelli tedeschi, francesi, spagnoli, portoghesi, irlandesi e greci. I nostri si sono mossi in controtendenza. Unici venduti. Non senza conseguenze: le tensioni sullo spread e le incertezze sulla domanda hanno indotto il Mef a rinviare all’autunno l’asta del BTp Italia.
Il fatto che i rendimenti dei titoli greci quinquennali siano per la prima volta da oltre 11 anni più bassi di quelli italiani suona davvero come una nota stonata. Va bene l’incertezza politica, va bene il braccio di ferro con l’Europa. Ma la Grecia ha un debito pubblico molto più pesante di quello italiano (174,9% del Pil contro 133,7% nel 2019 secondo le stime della Commissione Ue) e ha un’economia neppure lontanamente paragonabile a quella italiana (che è la seconda manifattura d’Europa). Allora perché i rendimenti dei titoli di Stato greci scendono? Perché hanno tassi più bassi di quelli italiani?
Il motivo è semplice: in un momento di «flight to quality» si comprano beni rifugio (come i Bund tedeschi) ma anche i titoli che offrono maggiori prospettive di miglioramento. E quelli greci sono perfetti: il Paese cresce (2,2% previsto nel 2019 dalla Commissione Ue), ha un avanzo di bilancio (0,5% del Pil), ha un debito in diminuzione (da 181,1% del 2018 è previsto al 174,9% nel 2019 e al 168,9% nel 2020). E le elezioni in arrivo lasciano sperare che arrivi un Governo più gradito ai mercati. L’Italia invece non cresce e ha deficit e debito in aumento. Così il paradosso diventa realtà: la Grecia supera l’Italia.
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Il punto è che i titoli di Stato italiani sono considerati rischiosi. Dunque in una fase di «flight to quality» vengono venduti. Ieri poi ci si è messo il dibattito sui mini-BoT a creare ulteriore incertezza. Così un tuono in Messico è diventato pioggia in Italia: unico Paese in Europa che ieri ha visto salire i rendimenti dei titoli di Stato decennali. Sono scesi quelli tedeschi, francesi, spagnoli, portoghesi, irlandesi e greci. I nostri si sono mossi in controtendenza. Unici venduti. Non senza conseguenze: le tensioni sullo spread e le incertezze sulla domanda hanno indotto il Mef a rinviare all’autunno l’asta del BTp Italia.
Il fatto che i rendimenti dei titoli greci quinquennali siano per la prima volta da oltre 11 anni più bassi di quelli italiani suona davvero come una nota stonata. Va bene l’incertezza politica, va bene il braccio di ferro con l’Europa. Ma la Grecia ha un debito pubblico molto più pesante di quello italiano (174,9% del Pil contro 133,7% nel 2019 secondo le stime della Commissione Ue) e ha un’economia neppure lontanamente paragonabile a quella italiana (che è la seconda manifattura d’Europa). Allora perché i rendimenti dei titoli di Stato greci scendono? Perché hanno tassi più bassi di quelli italiani?
Il motivo è semplice: in un momento di «flight to quality» si comprano beni rifugio (come i Bund tedeschi) ma anche i titoli che offrono maggiori prospettive di miglioramento. E quelli greci sono perfetti: il Paese cresce (2,2% previsto nel 2019 dalla Commissione Ue), ha un avanzo di bilancio (0,5% del Pil), ha un debito in diminuzione (da 181,1% del 2018 è previsto al 174,9% nel 2019 e al 168,9% nel 2020). E le elezioni in arrivo lasciano sperare che arrivi un Governo più gradito ai mercati. L’Italia invece non cresce e ha deficit e debito in aumento. Così il paradosso diventa realtà: la Grecia supera l’Italia.