È stata pubblicata la Relazione annuale per il 2020 dell’Arbitro per le controversie finanziarie (ACF), l’organismo istituito presso la Consob nel 2016 per la risoluzione stragiudiziale delle controversie (c.d. Alternative Dispute Resolution – ADR) tra investitori retail e intermediari autorizzati alla prestazione dei servizi d’investimento in caso di violazione da parte di questi ultimi degli obblighi di diligenza, trasparenza, correttezza e informazione.
Nel 2020 sono aumentati i ricorsi in entrata (1.772) con un incremento del 5,6% rispetto ai 1.678 pervenuti nel corso del 2019, portando così a 7.113 il numero dei ricorsi complessivamente trasmessi all’ACF nel suo primo quadriennio di operatività.
Anche nel 2020 il contenzioso ACF è stato di significativo peso economico, con richieste risarcitorie che hanno sfiorato i 100 milioni di euro complessivi, portando a 400 milioni di euro il totale dei risarcimenti richiesti nel quadriennio 2017/2020.
Nel range tra 10.000 e 30.000 euro si sono collocati 414 ricorsi, 286 sono state le richieste di risarcimento di valore superiore ai 100.000 euro e non rare quelle attestatesi alla soglia massima di competenza (500.000 euro).
Di pari passo e in misura più marcata rispetto agli anni precedenti è cresciuta l’attività decisionale del Collegio, che ha tenuto 53 riunioni (erano state 46 nel 2019), assumendo in tutto 1.060 decisioni (853 nel 2019), di cui il 65% di accoglimento dei ricorsi; percentuale, quest’ultima, che si traduce in un significativo balzo (+10%) rispetto all’omologo dato 2019 (55% di ricorsi accolti).
Le decisioni di accoglimento assunte hanno consentito di riconoscere risarcimenti per 28,5 milioni di euro, raddoppiati rispetto al 2019, con una media di oltre 41.000 euro a ricorso. L’importo minimo è stato di 12,22 euro, massimo di 494.000 euro. È salito così a 84,4 milioni di euro il totale dei risarcimenti riconosciuti dall’ACF nel quadriennio 2017/2020.
È aumentato anche il numero dei procedimenti che si sono conclusi anticipatamente, su richiesta del risparmiatore: sono stati 212 nel 2020 con un incremento del 9,2% rispetto ai 194 del 2019, portando così a 676 (circa il 10% del totale) il numero complessivo dei ricorsi estintisi nel primo quadriennio di attività. In costante e positivo decremento, invece, il dato relativo ai casi di irricevibilità/inammissibilità dei ricorsi: 238 nel 2020 (-17,9% rispetto al dato 2019, quando erano stati 290).
Sommando le decisioni del Collegio, i procedimenti estintisi anticipatamente su istanza dei ricorrenti e i provvedimenti di irricevibilità/inammissibilità del Presidente, nel quadriennio 2017/2020 sono state concluse 5.270 istruttorie, corrispondenti al 75% del totale dei ricorsi ricevuti.
Il consuntivo 2020 conferma e consolida alcuni trend. Come nel 2019, il sud è stata l’area di provenienza del maggior numero di ricorsi (45%), seguita dalle regioni del nord (37%) e del centro (18%) del Paese.
Quanto alla ripartizione per genere, la percentuale di ricorsi presentati da uomini è scesa dal 70% del 2019 al 64,3% del 2020, colmando così in parte il gap di genere, che tende a scomparire nelle fasce d’età più giovani, schiudendo prospettive di un futuro e non più così lontano definitivo riequilibrio.
L’età media dei risparmiatori che si rivolgono all’ACF continua ad essere elevata, con gli over 55 che hanno cumulato quasi il 70% del monte ricorsi 2020, indice segnaletico di quanto sia difficile invece per i più giovani poter accumulare risparmio da destinare ad investimenti finanziari.
Le dinamiche relazionali tra risparmiatori e intermediari continuano a rimanere al centro del contenzioso ACF. Tra i motivi di contenzioso più frequenti, quelli che riguardano la redazione del questionario di profilatura e la valutazione di adeguatezza/appropriatezza.
In aumento anche il contenzioso relativo alla prestazione di servizi di trading online, di pari passo con l’utilizzo sempre più diffuso dei sistemi di home banking, indotto anche dai periodi di lockdown imposti dall’emergenza sanitaria.